- EAN13
- 9782728313112
- Éditeur
- Publications de l’École française de Rome
- Date de publication
- 27/07/2022
- Collection
- Collection de l'École française de Rome
- Langue
- italien
- Fiches UNIMARC
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La chiesa di San Zulian a Venezia nel Cinquecento
dalla ricostruzione sansoviniana alle grandi imprese decorative di fine secolo
Valentina Sapienza
Publications de l’École française de Rome
Collection de l'École française de Rome
Livre numérique
-
Aide EAN13 : 9782728313112
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La chiesa di San Zulian sorge a pochi passi da piazza San Marco forse già nel
lontano IX secolo. Interamente ricostruita dopo il 1105, quando un incendio
l’aveva letteralmente devastata, l’edificio è di nuovo in rovina nel 1553.
Interviene allora il celebre medico Tommaso Rangone da Ravenna, in cerca di un
luogo – un altro – che potesse perpetuarne la memoria presso i posteri. Grazie
alle ingenti donazioni messe a disposizione dal generoso finanziatore, cui
sarà concesso in cambio il diritto di sepoltura presso la cappella maggiore,
la facciata e poi l’edificio tutto quanto vengono interamente ricostruiti su
progetto di Jacopo Sansovino. Così la statua bronzea di Tommaso, opera di
Alessandro Vittoria, con in mano un ramo di salsapariglia e uno di guaiaco (le
piante medicinali deputate, secondo le sue scoperte, alla cura della
sifilide), finisce per trionfare sul portale maggiore di San Zulian. Se di
queste vicende si sono occupati in molti, quasi nulla si sapeva del contesto
socio-culturale in cui rinacque uno degli edifici più interessanti della
Venezia del Cinquecento. Chi erano i membri della comunità di San Zulian? Chi
sedeva tra i banchi del Santissimo Sacramento o della scuola dei Merciai? Chi
fra i «zentilhomeni» e «i più i vechi et degni» cittadini della parrocchia era
stato prescelto per la carica a vita di procuratore di chiesa? Chi contribuì
alle vaste imprese decorative che videro attivi alcuni tra i più importanti
pittori, scultori e architetti dell’epoca? E chi tenne le fila di questa
gigantesca «opera corale», in cui la pittura sembra talvolta relegata a un
rango inferiore? Grazie a uno spoglio meticoloso dell’archivio parrocchiale di
San Zulian e grazie ad alcune preziose carte dell’Archivio di Stato di
Venezia, grazie a una lettura attenta delle opere d’arte ancora in situ,
capaci spesso di rivelare ciò che i documenti tacciono, sono stati ricostruiti
nel dettaglio il contesto di alcune delle confraternite presenti in chiesa, il
funzionamento dell’immenso cantiere che occupò la comunità parrocchiale per
almeno una trentina d’anni, i meccanismi di finanziamento delle imprese
artistiche, il ruolo della comunità bergamasca e quello di almeno un altro
praticamente sconosciuto mecenate, che da quella comunità proveniva: il
merciaio/mercante/assicuratore di navi Gerolamo Vignola.
lontano IX secolo. Interamente ricostruita dopo il 1105, quando un incendio
l’aveva letteralmente devastata, l’edificio è di nuovo in rovina nel 1553.
Interviene allora il celebre medico Tommaso Rangone da Ravenna, in cerca di un
luogo – un altro – che potesse perpetuarne la memoria presso i posteri. Grazie
alle ingenti donazioni messe a disposizione dal generoso finanziatore, cui
sarà concesso in cambio il diritto di sepoltura presso la cappella maggiore,
la facciata e poi l’edificio tutto quanto vengono interamente ricostruiti su
progetto di Jacopo Sansovino. Così la statua bronzea di Tommaso, opera di
Alessandro Vittoria, con in mano un ramo di salsapariglia e uno di guaiaco (le
piante medicinali deputate, secondo le sue scoperte, alla cura della
sifilide), finisce per trionfare sul portale maggiore di San Zulian. Se di
queste vicende si sono occupati in molti, quasi nulla si sapeva del contesto
socio-culturale in cui rinacque uno degli edifici più interessanti della
Venezia del Cinquecento. Chi erano i membri della comunità di San Zulian? Chi
sedeva tra i banchi del Santissimo Sacramento o della scuola dei Merciai? Chi
fra i «zentilhomeni» e «i più i vechi et degni» cittadini della parrocchia era
stato prescelto per la carica a vita di procuratore di chiesa? Chi contribuì
alle vaste imprese decorative che videro attivi alcuni tra i più importanti
pittori, scultori e architetti dell’epoca? E chi tenne le fila di questa
gigantesca «opera corale», in cui la pittura sembra talvolta relegata a un
rango inferiore? Grazie a uno spoglio meticoloso dell’archivio parrocchiale di
San Zulian e grazie ad alcune preziose carte dell’Archivio di Stato di
Venezia, grazie a una lettura attenta delle opere d’arte ancora in situ,
capaci spesso di rivelare ciò che i documenti tacciono, sono stati ricostruiti
nel dettaglio il contesto di alcune delle confraternite presenti in chiesa, il
funzionamento dell’immenso cantiere che occupò la comunità parrocchiale per
almeno una trentina d’anni, i meccanismi di finanziamento delle imprese
artistiche, il ruolo della comunità bergamasca e quello di almeno un altro
praticamente sconosciuto mecenate, che da quella comunità proveniva: il
merciaio/mercante/assicuratore di navi Gerolamo Vignola.
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